La crisi dei partiti:fase transitoria o fine della modernità


In questi giorni politicamente concitati,è evidente più che mai la forte crisi,forse irreversibile,dei partiti politici italiani (ma non solo) ,non più visti come contenitori di idee e valori ma come organizzazioni povere di contenuti,staccate dalla realtà che in maniera poco trasparente cercano di salvaguardare i propri interessi a discapito del bene comune; tutto ciò genera forte smarrimento nei cittadini,e se l'elettore un pò più in avanti con gli anni tende ad affidarsi al singolo uomo,leader forte,che non propone una visione,un nuovo modello di sviluppo del mondo ma si traveste da difensore delle tradizioni e dei valori della nazione contro nemici spesso immaginari;i votanti più giovani spesso e volentieri non vanno neppure alle urne ritrovandosi a vivere in un mondo molto diverso da come lo si vorrebbe; questo è solo l'ultimo stadio di un processo che non è nato certo ieri e che non riguarda soltanto l'Italia,ma accomuna tutte le democrazie occidentali che prima di arrivare a questa condizione attraversano una lunga fase di instabilità politica.
La sfiducia verso la politica tradizionale in Italia è cosa ormai di alcuni decenni fa (tangentopoli fu un acceleratore della storia spazzando via un sistema in crisi già da anni) e la risposta agli inizi degli anni novanta fu la nascita di partiti come forza italia e lega nord,composti da uomini,fuori dal sistema, intenzionati a liberare le istituzioni italiane dal partitismo che non era più visto dall'opinione pubblica come un pilastro sul quale si poggiava lo stato ma come sistema che occupava gli organi di governo utilizzando metodi spesso opachi;nel volgere di alcuni anni il carnefice,colui che doveva liberare le istituzioni ,è stato vittima del partitismo ,divenendo a tutti gli effetti parte del sistema.
Negli ultimi 20 anni altri acceleratori della storia,come la globalizzazione, hanno trasformato la crisi dei partiti politici in crisi di rappresentanza politica;difatti nella classe media ,travolta dall'apertura ,a volte sconsiderata, delle frontiere,mantra del socialiberismo, è nato un sentimento di insicurezza ed instabilità a cui la politica non riusciva a dare una risposta dato che erano visti come fenomeni del tutto fuori controllo e ciò ha portato al rigetto di enti sovranazionali (unione europea) mentre l'antipartitismo ed antiparlamentarismo, già presenti, sono stati sostituiti dall'antipolitica,inteso come rigetto della politica come pratica di potere,asservita alla realizzazione degli interessi individuali e non più al bene comune.
Così arriviamo ai giorni nostri ,in cui il governo in carica è formato da due movimenti di rottura col passato;la lega infatti propone un modello di tipo autoritario,in cui il confronto sia all'intero del partito e sia nelle istituzioni è ridotto ai minimi termini a favore dell'uomo solo al comando che decide per tutti, le analogie con la la Russia di Putin sono evidenti,mentre il M5S vuole sostituire la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta .
Quindi viene da chiedersi com'è possibile che in un momento in cui l'offerta politica è cosi ampia, si passa infatti da partiti tradizionali come il Pd a movimenti ,come il M5S, che vuole sovvertire l'attuale sistema,l'elettore si senta tanto smarrito e s'allontana sempre più dalla politica.
Credo che l'indebolimento dei partiti sia solo una manifestazione di un cambiamento radicale della società che oggi fatica a riconoscersi in ogni tipo di organizzazione collettiva,che non sono state in grado di offrire all'individuo il futuro che voleva:i lavoratori hanno smesso di affidarsi ai sindacati,che anno dopo anno perdono iscritti,e la lotta di classe si è trasformata in duello individuale tra il datore di lavoro e dipendente ,anche la chiesa non riesce ad attrarre nuovi fedeli,anzi diviene sempre più difficile imporre alla comunità i suoi valori mentre il processo di secolarizzazione prosegue inesorabile ed infine la crisi dello stato,non più in grado di proteggere la comunità in quanto anch'egli vittima di forze invisibili ed incontrastabili ,i poteri supernazionali (mercati finanziari,Unione europea etc)e quindi viene visto dall'opinione pubblica come un ostacolo alla realizzazione dei propri obiettivi e non più come garante dei diritti individuali.
Le persone ,avendo realizzato che la salvezza non arriverà dall'alto,dallo stato o dalla rivoluzione,perdono di fatto ogni tipo di appiglio,ogni tipo di certezza sulla quale fare affidamento, finendo col rinchiudersi nell'individualismo che vede nel vicino non più un compagno di strada bensì come un antagonista da cui guardarsi;muore così il collettivismo a favore del soggettivismo la cui caratteristica dominante è la solitudine;magari non abbiamo avuto contezza di ciò ma lentamente siamo finiti con l'essere attori della società liquida di Zigmunt Bauman in cui la crisi della comunità genera un individualismo sfrenato che mina, alle basi, tutti i valori della modernità,difatti possiamo definire la nostra come una società postmoderna in cui il consumismo sterile e l'apparire a tutti i costi si sono imposti come valori dominanti ,sostituendo i fattori che hanno caratterizzato il ventesimo secolo.
Ben presto però ci si accorge della vacuità dei nuovi valori che rendono questa società iperdesiderante una società perennemente insoddisfatta ,sempre alla ricerca di qualcosa (persone o beni)di cui ci si annoia molto presto;molti per sopravvivere a questa realtà si affidano agli psicofarmaci (il cui consumo è drasticamente aumentato negli ultimi anni),mentre la maggior parte cerca di negare a tutti i costi quest'infelicità cronica,mostrando agli altri e a se stessi frammenti di una vita apparentemente perfetta.  
Naturalmente non so come sopravvivere a tutto ciò ,so soltanto che per capire questa nuova società bisogna utilizzare nuovi strumenti e smetterla di usare vecchie risposte a domande nuove.

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