Suicidio assistito:cade anche l'ultimo tabù?


Lo scorso mercoledì 30 luglio è stato fatto un passo importante verso la legalizzazione del suicidio assistito in Italia;infatti con 13 voti favorevoli ed 11 contrari il comitato nazionale per la bioetica(cnb) ha aperto a questa possibilità;non stiamo però parlando di una partita di calcio dove vince chi fa un goal in più dell'avversario, ed anche se il tema in oggetto è estremamente complesso e divisivo, il fine principale della pronuncia del cnb, e nel nostro piccolo di questo articolo, non è di polarizzare le posizioni creando una lotta tra tifosi ma di indurre il lettore a riflettere su una materia in cui problematiche giuridiche si intrecciano alla questione morale.
Innanzitutto partiamo dai fatti:il cnb si è espresso, come vedremo in maniera tutt'altro che univoca,per "spingere" il parlamento a pronunciarsi sul tema entro il 24 settembre,dato che la corte costituzionale ha fissato proprio per quel giorno l'udienza in merito alla costituzionalità dell'articolo che penalizza l'assistenza al suicidio;se entro quel giorno il parlamento non si sarà ancora espresso(ipotesi purtroppo altamente probabile) ,i giudici dovranno fare le veci del legislatore e decidere sulla vita delle persone(la corte ha già emanato un'ordinanza in cui è evidenziata l'incostituzionalità dell'articolo 580 del Codice penale nella parte in cui prevede e classifica come 'reato' anche il solo aiuto al suicidio).Se siamo arrivati a questo dobbiamo ringraziare Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, che il 26 febbraio 2017 aveva accompagnato dj Fabo,cieco e tetraplegico, in Svizzera ,per sottoporsi alla procedura del suicidio assistito,legale in quel paese.Tornato in Italia Cappato si autodenuncia ,viene processato ed il 14 febbraio 2018 è assolto dalla corte di Assise di Milano che però rimette gli atti alla Consulta per validare la costituzionalità della norma.
Allo stato attuale delle cose in Italia è consentito:

  • L'interruzione delle terapie anche di nutrizione ed idratazione sino alla possibilità di scegliere di non ricevere nessun trattamento (Legge 219/2017, il paziente capace di agire ha il diritto di rifiutare qualsiasi accertamento, parte o intero trattamento indicato dal medico per la sua patologia, nonché il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche qualora la revoca comporti l’interruzione della cura.)
  • Disposizioni anticipate di trattamento (dat):ogni persona maggiorenne e capace di intendere e volere può lasciare proprie indicazioni ai medici circa i trattamenti sanitari che in futuro vorrà accettare o rifiutare nel momento in cui si trovasse in una condizione di malattia giudicata irreversibile, associata a grave disturbo cognitivo, tale da compromettere le sue capacità di coscienza o giudizio o di comprensibile espressione. Sono disposizioni attuali che si riferiscono a un possibile futuro (testamento Biologico)
Mentre non sono consentite:

  • Eutanasia (anche detta eutanasia attiva) :Consiste nell'infusione di un farmaco che interrompe, in maniera rapida e indolore, la vita del malato che lo richiede. A compiere il gesto di somministrare la sostanza letale e' una persona terza.
  • Suicidio Assistito :Consiste nell'aiutare un soggetto che chiede di porre fine alla propria vita, ma in cui e' lui stesso ad assumere un farmaco letale.
L'articolo nr. 580 del codice penale denominato “Istigazione o aiuto al suicidio” (che già dal titolo considera in modo uguale due condotte estremamente differenti) dice: “chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni”.
In Europa la situazione è piuttosto varia;vi sono infatti paesi molto permissivi come Olanda e Belgio in cui il suicidio assistito è legale anche sui minori (troviamo simili condizioni anche se con alcune restrizioni in Lussemburgo,Germania,Svizzera e Svezia) ,poi vi è la Francia , in cui è vietato l'accanimento terapeutico ,ma nel paese il dibattito è ancora accesissimo (pochi giorni fa è morto Vincent Lambert, caso simbolo sul fine vita),ed infine i paesi più restrittivi come Irlanda e Portogallo in cui la pratica è illegale (in Portogallo vi si può rivolgere ad un comitato etico in casi disperati).
Tornando all'Italia, ed analizzando in maniera più approfondita la pronuncia del cnb notiamo la presenza di pareri piuttosto discordanti tra loro e tutti estremamente interessanti,che possiamo dividere in 3 grandi linee di pensiero;ci sono infatti coloro che si esprimono a sfavore della legalizzazione ponendo alcune riserve in merito:

  • l’eventuale legittimazione del suicidio assistito rappresenta “un vulnus irrimediabile al principio secondo il quale compito primario e inderogabile del medico sia l’assoluto rispetto della vita del paziente”.
  • risulta impossibile accertare, oltre ogni ragionevole dubbio, “la pretesa volontà suicidaria del paziente, assunta come volontà pienamente informata, consapevole, non sottoposta a condizionamenti psicologici, familiari, sociali, economici o religiosi”.
  • il rischio che un’eventuale apertura al suicidio assistito favorisca “un progressivo superamento dei limiti che si volessero eventualmente indicare, come appare assolutamente evidente in quegli ordinamenti che, avendo legalizzato il suicidio medicalmente assistito, l’hanno di fatto esteso indebitamente ai minori, a soggetti psicologicamente e/o psichiatricamente fragili, agli anziani non autosufficienti”.
Vi sono poi i favorevoli alla legalizzazione,secondi cui:

  • "Si reputa che il bilanciamento di valori favorevole all'aiuto al suicidio medicalmente assistito sia eticamente e giuridicamente legittimo perché la persona ha diritto di preservare la propria dignità anche e soprattutto nelle fasi finali della vita”
Anche costoro pongono alcune condizioni fondamentali perchè questa possibilità possa effettivamente concretizzarsi: 

  1. malattia grave e irreversibile accertata da almeno due medici indipendenti (uno dei quali del SSN).
  2. stato prolungato di sofferenza fisica o psichica di carattere intrattabile o insopportabile per il malato.
  3. richiesta esplicita espressa in forma chiara e ripetuta, in un lasso di tempo ragionevole.
Infine vi sono due membri del comitato che puntano a ridurre in maniera drastica la richiesta di eutanasia/suicidio assistito attraverso il potenziamento delle cure palliative e delle terapie del dolore dando modo di ricorrere alla possibilità di autodeterminazione solo quando tutto ciò non è stato sufficiente. 
Dopo aver riportato tutte le posizioni voglio esprimere la mia opinabilissima posizione in merito al tema;credo infatti che per quanto si possa apprezzare lo sforzo di chi,opponendosi alla legalizzazione del suicidio assistito,cerca di salvaguardare la vita di ogni individuo pensando di aiutare così il soggetto,sono convinto che ogni uomo, in base alle proprie esperienze, emozioni e  convinzioni, debba avere la possibilità di scegliere cosa fare o non fare della propria vita poichè nessuno, meglio di lui, potrà mai sapere cosa vuole davvero;inoltre la volontà di ognuno è sempre instabile e condizionata:ogni scelta che compiamo,anche quelle definitive (purtroppo),sono prese con uno stato d'animo temporaneo ,influenzato da fattori esogeni ed endogeni che rendono impossibile stabilire il momento in cui una scelta sia compiuta con uno stato d'animo neutro che esprima una volontà immutabile ed incondizionata.
Infine,come ogni norma che si propone semplicemente di dare maggiori diritti alle minoranze,la legalizzazione del suicidio assistito non obbligherà nessuno a compiere l'atto estremo;quindi chi, per motivi religiosi o etici, non lo riterrà opportuno,sarà libero di astenersi dal farlo.
Mi auguro  quindi che il parlamento possa legiferare a favore del suicidio assistito allargando così la sfera dei diritti individuali ,compiendo un ulteriore passo in avanti verso una sempre maggiore emancipazione dell'individuo non per creare una società atomizzata in cui ogni persona si limita al proprio orticello non curante degli altri, ma per rendere il mondo un posto libero, in cui ognuno, nel rispetto della collettività, possa agire in base alle proprie convinzioni.

Commenti